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Alla vigilia del leggendario campionato mondiale IRONMAN di Kona, ci siamo seduti per una chiacchierata con il nostro atleta sponsorizzato, Cameron Wurf, noto per la sua ossessione per l’innovazione. Ci ha raccontato dell’evoluzione del suo approccio nell’integrare il miglior equipaggiamento tecnico al mondo nelle sue performance atletiche.

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Qual è stata la prima volta nella tua carriera in cui ti ricordi di aver fatto un “upgrade” da atleta professionista al tuo equipaggiamento tecnico? Hai percepito “la differenza”?

Il primo sport che ho praticato a livello professionale è stato il canottaggio. Mi ricordo molto bene quando a diciassette anni ho acquistato la mia prima barca Single Scull della Empacher. Al tempo, e anche ora, Empacher è il punto di riferimento nel mondo del canottaggio. Non scorderò mai la prima vogata, la barca sembrava decollare sull’acqua! Ricordo anche che, prima ancora di entrare in acqua, facendo scorrere il sedile avanti e indietro, si percepiva la qualità dell’ingegneria tedesca, ogni singolo dettaglio della barca esprimeva precisione e prestazioni. Quella barca mi avrebbe poi portato al campionato del mondo e anche alla selezione per entrare nella squadra olimpica.

Come descriveresti il tuo approccio nella scelta dell’equipaggiamento tecnico per l’allenamento e le gare? Hai una filosofia o dei criteri specifici (anche insoliti) che ti piace rispettare?

Sono uno “studente” dello sport e un grande appassionato. Mi appassiona osservare i migliori atleti e allenatori per capire come si preparano e competono. Quando si tratta di scegliere il mio equipaggiamento tecnico, raccolgo tutte le informazioni dai migliori e poi scelgo ciò che credo funzioni meglio per me. Non sono certamente un ingegnere o uno scienziato, preferisco seguire l’esempio degli esperti nei rispettivi campi e discipline sportive.

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Ci sono tecnologie o innovazioni di cui ti senti pioniere?

Una grande novità che abbiamo notato nel gruppo è stata l’utilizzo di tessuti più aerodinamici nell’abbigliamento. Ovviamente, il corpo è l’elemento che cattura più vento. Era evidente quando le squadre avevano accesso a questi materiali prima di altre, a parità di sforzo, si viaggiava più velocemente. Oggi, ovviamente, tutti hanno accesso a questi materiali, quindi è più difficile ottenere un vantaggio significativo in questo campo.

Oltre a ciò, nella mia generazione, il cambio elettronico e i freni a disco hanno avuto un impatto importante, ma anche queste tecnologie sono state rese rapidamente accessibili a tutti sin dal loro lancio.

Quali sono le caratteristiche principali che cerchi nel tuo equipaggiamento (bici e abbigliamento)?

Prima di tutto, la performance è incredibilmente importante per me. Devo sapere di non essere svantaggiato rispetto ai miei avversari, prima ancora di preoccuparmi degli aspetti fisici nello sport a livello élite. Quando ho a disposizione più opzioni, testo tutto e valuto quali prodotti mi permettono di esprimere al meglio la mia performance fisica.

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Altri aspetti del tuo regime di allenamento e gara seguono la stessa filosofia (ad esempio, la alimentazione)?

Assolutamente sì, alimentazione, idratazione e recupero sono alla base delle prestazioni. Se anche questi aspetti non vengono curati al massimo livello, non si può raggiungere il livello ottimale di condizione, inibendo così la propria performance.

Anche in questo caso, studio sempre i migliori prodotti e tecniche disponibili e implemento quelli che funzionano per me. L’alimentazione e l’idratazione sono in costante evoluzione e ogni giorno sono disponibili nuovi prodotti. Inoltre, i dispositivi wearable ci forniscono più informazioni che mai su come ciò che facciamo influisce sul nostro corpo. Per quanto riguarda i metodi di recupero, trovo che quelli che posso praticare ovunque mi trovi siano i più efficaci nel lungo periodo. Ad esempio, massaggi, stretching, yoga e un buon sonno!

Come hai sentito parlare per la prima volta di Q36.5?

Mio padre usa l’abbigliamento Q36.5 dal 2014. Da allora mi ripete che dovrei usarlo anch’io [ride]. Ovviamente, a causa degli impegni con gli sponsor della mia squadra di ciclismo, non è stato possibile collaborare con Q36.5 fino a poco tempo fa. Ma ora che siamo riusciti a lavorare insieme, devo ammettere che aveva ragione, l’abbigliamento è di altissimo livello sia in termini di comfort che prestazioni.

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Qual è stato il primo capo Q36.5 che hai provato? Come lo descriveresti? Hai “sentito la differenza”?

Il primo capo Q che ho provato è stato un semplice pantaloncino Gregarius e una maglia. Sono ovviamente dei capi che ho indossato tante volte nel corso degli anni e di marchi diversi, quindi, è stata l’occasione perfetta per valutare immediatamente come Q36.5 si distingua dal resto del mercato. La qualità dei materiali ha garantito una vestibilità più su misura rispetto a quanto avevo sperimentato in passato, anche rispetto ai kit personalizzati di altri marchi. Il comfort ha ovviamente ottimizzato la mia performance durante l’allenamento, e ne sono rimasto immediatamente colpito.

Quali capi Q36.5 stai usando questa stagione per allenamenti e gare? Potresti parlarci di alcuni dei tuoi prodotti preferiti?

Per me, il capo più importante di Q36.5 è il Body TRI. Fin dalla mia prima gara in Sud Africa all’inizio della stagione, sono rimasto sbalordito dalle capacità di raffreddamento del body. Era una giornata calda con 28 gradi e 90% di umidità, arrivavo direttamente dall’ inverno europeo e quindi non ero ancora completamente abituato al caldo. Tuttavia, una volta che ho bagnato la tuta, non ho più pensato alle condizioni climatiche; mi sentivo così confortevolmente a mio agio. Questo mi ha permesso di concentrarmi sull’esecuzione della miglior gara possibile quel giorno, senza sfregamenti o irritazioni. Il body ha superato di gran lunga le mie aspettative.

Per quanto riguarda un capo preferito, l’intimo tecnico Q36.5 è totalmente rivoluzionario. Mi permette di pedalare con pantaloncini e maglia a 10°C e sentirmi sufficientemente caldo, ma anche a 30°C, se la giornata si riscalda inaspettatamente, rimango comunque comodo indossando lo stesso intimo. Sembra avere un meccanismo magico di termoregolazione.

Devo anche menzionare la giacca antipioggia, che è un vero prodotto vincente. È incredibilmente leggera e si piega in modo compatto così da occupare pochissimo spazio nella tasca della maglia. Vivo in Andorra, nel cuore dei Pirenei, dove il tempo può cambiare improvvisamente. Non importa quanto possa fare freddo o piovere, so che sarò sempre perfettamente al caldo e asciutto se ho con me la giacca antipioggia.

Hai un mentore “tecnologico”? Qualcuno con una conoscenza approfondita dell’equipaggiamento tecnico che ti aiuta a essere più consapevole nella scelta di cosa indossi e mangi? Qual è la lezione più importante che hai ricevuto da questo mentore?

Come per tutto, mi piace fidarmi degli esperti. A partire da loro sono in grado di farmi un’idea di ciò che potenzialmente potrebbe essere la soluzione migliore da utilizzare. Poi ho imparato che la cosa più importante è assicurarsi che funzioni per sé stessi; quindi, fare un’ultima serie di test per acquisire le proprie conoscenze è fondamentale per prendere la decisione finale su cosa usare. Ovviamente, le stesse cose non funzionano per tutti, alcune cose funzionano per la maggior parte delle persone, ma alla fine siamo tutti individui. In conclusione, i miei mentori sono i leader nel settore sportivo, sia dal punto di vista atletico che scientifico.

Per quanto riguarda Q36.5, il rapporto è lo stesso che ho con altri esperti del settore. Mi fido di Luigi [Bergamo, fondatore di Q36.5] per suggerirmi ciò che egli reputa migliore e poi, da lì, faccio io stesso la valutazione finale.

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